domenica 24 maggio 2015

La giornata delle oasi

Al Caloggio non si aspettano le grandi di folle, Si tratta di un Oasi piccola, che vive esclusivamente sul lavoro di pochi volontari. Alle TV regionale ogni anno, in occasione della Festa delle Oasi, sentirete parlare dell'Oasi di Vanzago e di altre ben più grandi e attrezzate.
Detto questo, lungi da noi l'idea di sminuire l'importanza del Caloggio, punta sud del Parco Regionale delle Groane, sempre ben curata, a costo zero per la comunità (se questo vi sembra poco!) e mai priva di sorprese per chi apprezza la natura e la sa osservare, cosa non facile per chiunque. 

Mentre gli altri volontari accoglievano qualche gruppetto di visitatori abbiamo portato in giro un giovane ospite, Gianluigi, ed ecco un resoconto parziale (difficile fare le foto mentre si parla).

Rosa di origine incerta

Appena entrati nell'oasi è impossibile non notare sulla destra un gruppo di rose rampicanti. Probabilmente non sono spontanee, ma un residuo delle coltivazioni che occupavano il terreno prima del 1993, quando nacque l'oasi.

Priprio ieri a Palazzo Reale a Milano si è svolto il convegno su 

 "BIODIVERSITÀ NELL’ANNO DI EXPO: LA STRAORDINARIA FLORA LOMBARDALink

che ha visto la partecipazione di illustri botanici. Fra questi Enrico Banfi ha discettato sul tema "FLORA ESOTICA DI LOMBARDIA: SPUNTI INTERESSANTI NELL’INELUDIBILITÀ DI UNA CONVIVENZA". Ha parlato della difficoltà crescente nel contrastare l'immissione delle specie esotiche. Alcune sono invasive e sicuramente dannose, come ailanto, il pruno serotino e altre (che all'oasi sono rigorosamente combattute), altre non lo sono. Anzi a suo dire alcune, come ad esempio la robinia, sono in grado di arricchire la biodiversita, utili soprattutto dove le specie nostrane non riescono a colonizzare i terreni più degradati. Si è trattato di un discorso interessante, ma anche difficile da cogliere nelle sue sfumature. Attenderemo la pubblicazione degli atti.

Nel frattempo mettiamo in copertina la nostra rosa, di origine incerta. Forse non arricchirà di molto la biodiversità dell'oasi, ma da oltre 20 anni continua a crescere e a fiorire, senza fare danni. É apprezzata dai visitatori e da numerosi insetti impollinatori.

Zona risorgive 

L'acqua è sempre presente nell'ex invaso. Da tempo è spuntato un acero. La forma della foglia a lobi acuminati fa pensare all'acero riccio, che sarebbe una nuova specie per l'oasi. Qui sono presenti dei bei cespugli di ligustro nostrano, oggi in fiore.  Purtroppo il ponte in mattoni è pericolante e non è possibile raggiungere la zona ovest.

Da quest'anno l'ex invaso mantiene l'acqua sul fondo.

Una folgia di acer... riccio? Sembra proprio di sì: Acer platanoides


Fiori di ligustro nostrano (Ligustrum vulgare)

L'Oasi


Alcuni volontari all'ingresso  dellì'Oasi

Visitatori al banchetto

Una libellula comune: Platycnemis pennipes

Cespuglio di rosa canina nel prato con la panchine


Oltre..  verso il Castellazzo

I lavori di ampliameno dell' Scolmatore del Seveso sembrano provcedere a rilento.

Quelli per il terziario del Villoresi, che porta acqua all'EXPO sono invece terminati, almento per la parte idraulica. L'acqua adesso scorre abbondante anche nel secondario, quello cha lambisce l'oasi.

Sentieri, piste ciclabili e piantumazioni sono in attesa (da verificare). L'EXPO dista meno di 3 km in linea d'aria dall'Oasi.

Il laghetto delle ninfee, contrariamente alle previsioni mantiene bene l'acqua. Fiorite le ninfee (esotiche)  e vista una bella libellula (nostrana).  


Lavori sul canale scolmatore (CSNO)

Il canale secondario del Villoresi nei pressi del laghetto delle ninfee

Ninfee in fiore nel laghetto


Libellula fulva maschio in vedetta sul suo posatorio. Questa specie è molto
territoriale e scaccia ogni altra libellula. L'azzurro dell'addome è dovuto a
una specie di polverina (pruinosità). A metà addome la pruinosità manca,
segno di una accoppiamento con una femmina che si è aggrappata lì


Il ritorno

Mentre gli altri volontari si occupano di accogliere e guidare dei visitatori c'è chi non sa stare con le mani in mano e continua a lavorare...  nell'ombra (ma questo solo per inabilità del fotografo). 


   

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